LA RESISTENZA: MITO UNIFICANTE
PER GLI ITALIANI?
HANNO CHIESTO ALLA MADRE IL RIMBORSO
DELLE SPESE PER LA FUCILAZIONE DEL FIGLIO
Il 29 marzo 1946 a Sondrio veniva eseguita, mediante
fucilazione, la sentenza di morte a carico del S. Ten. G.N.R. Giacomo De
Angeli, di anni 23, che era stato condannato per collaborazionismo dalla
Corte di Assise Straordinaria di quella città il 1° agosto 1945.
Se il fatto sopra riferito può rientrare
nella logica di quei tempi, appare meno accettabile quando si conosca il
documento che riproduciamo e che fra l’altro sbaglia il cognome e la data
di morte che sono con esattezza quelli qui riportati: a distanza di circa
10 anni dalla avvenuta esecuzione capitale del De Angeli, il Tribunale
di Sondrio, emette e notifica, tramite l’Ufficiale giudiziario del Tribunale
di Spoleto, formale precetto con il quale si intima alla signora Marianna
Bastioni, madre ed “erede” del condannato, il pagamento delle “spese di
giustizia”; come dire che si richiede alla madre il costo delle pallottole
che sono servite per uccidere il figlio.
La cosa è talmente aberrante ed inumana da
commentarsi da sola; ma, per ricordare la statura morale del S. Ten. De
Angeli, tanto superiore a quella dei suoi giudici, vogliamo qui trascrivere
un passo della sua ultima lettera inviata alla madre poche ore prima della
fucilazione: “…La tentazione della maledizione non mi prende: benedico
tutti, nemici ed amici, in questo momento, più brutto e più
bello della vta, in cui penetrerò i misteri della grandezza di Dio”.
CONTROSTORIA Dino Editore N. 3 Gennaio-Febbraio 1990